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354 Cuore infermo

dove si prega, dove si pensa, dove si ammira, dove si sorride, dove si tace; ha giardini, ha fiori bellissimi, ha frutti meravigliosi, la terra...

— No! — disse lui.

— ..... sono tutti innanzi a voi. Siete bello, giovane, ricco. L’anima vostra intende. Tutte le felicità possono giungere fino a voi: voi saprete accoglierle. Vedete, vedete, come il raggio di sole mette in un'aureola la città? Udite le mille voci che vi chiamano? Guardate che sfolgorìo, che trionfo di luce! È l’immagine del vostro avvenire, Marcello, se consentite a vivere e ad amare.

E ritta presso il poggiuolo, col gesto largo che pareva volesse dilatare l’orizzonte, col volto acceso da una fiamma, gli occhi seduttori, la persona quasi ingigantita, ella rassomigliò un momento al Grande Tentatore che offre a Gesù tutt'i beni della terra. In alto il sole aveva dileguato tutte le nuvole, ed il mare, la città, le colline, le campagne entravano in un’apoteosi di luce.

— No! — ripetette lui per la quarta volta, con l’intonazione monotona e spenta di una esistenza infranta — non posso. Il cuore, come ogni cosa, ha le sue stanchezze. Il mio cuore ha esaurito la sua forza. Ho amato per tutta la vita.

— Addio, Marcello.

— Addio.

Ella si allontanò rapidamente senza volgersi indietro. Egli rimase ancora. Poi risalì la viottola, s’inchinò profondamente dinanzi alla tomba circondata di fiori e passò oltre. La pace invocata era nel suo spirito. E come, poco dopo, la sua alta figura si perdeva sotto gli alberi della via, egli entrava nella sua nuova vita, fatta dell’unico, indimenticabile ricordo dell’amore.


Fine.