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Parte prima | 35 |
cello si curva a scrivere, Beatrice si toglie il guanto della mano destra, rialza un pochino il merletto della manica, ringrazia amabilmente lo sposo che le porge la penna, e senza fermarsi per leggere, senza esitare, trovando subito il posto, firma, curvando leggiadramente la testa: una firma diritta, lunga, chiara. Ella non è turbata. Non par neppure notare la strana insistenza, con cui la fissa negli occhi suo marito Marcello.
— La sposa pare una bambola — dice sottovoce il cavaliere Castelbarco a Roberto Giordano — una di quelle bambole che dicono sì e no, premendo una molla.
— Che importa? È una bella moglie — dice Giordano.
— Non vorrei averla per amante, io.
— Non l’avresti. Le Revertera sono saggie. Anzi, donna Luisa dicono sia morta di troppa saggezza.
La sfilata cominciava. Gli sposi erano sempre in fondo al salone, nella stessa linea, distanti l’uno dall’altro. I signori stringevano la mano a Mario Revertera, fermandosi un istante con lui: stringevano la mano a Marcello Sangiorgio, mormorandogli una congratulazione; passavano davanti alla sposa facendole un grande inchino, senza accostarla, senza dire nulla, e si avviavano per uscire. D’altro lato, le signore, una per una, si fermavano davanti alla sposa, parlavano con lei un momento, sottovoce, le due teste avvicinate e sorridenti, l’abbracciavano, volgevano un saluto a Marcello ed a Mario, poi si avviavano per uscire. Questa doppia corrente si veniva svolgendo gradatamente, incontrandosi senza urtarsi, rasentandosi appena, con una grazia composta, le donne agili e svelte negli abiti strettissimi, mano-