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294 | Cuore infermo |
poltrona, la carrozza chiusa, il mantello foderato, un guaio insomma. — E come ti senti — e che hai — e vorresti qualche cosa — e desidereresti nulla di nuovo? una domanda continua. Lo mette in canzonella anche il dottore, figùrati, quando viene a visitare Stella, mia cognata...
— A proposito, come va Stella?
— Mediocremente, poverina. Sai, una malattia incurabile; ma può vivere...
— Dicono che il vostro dottore Galliata sia il migliore di Napoli — chiese Beatrice, lasciando cadere con noncuranza le parole.
— Il migliore d’Italia. Ha salvato centinaia di persone.
— Viene di lontano per voi. A Foria, mi pare?
— A Foria, 112. Una bravissima persona. Ha un sol difetto, è troppo brusco. Pensa che ti dice: non c’è nulla da fare per voi, come se ti mandasse a passeggiare in Villa. Questo non piace naturalmente. Ma che discorsi sono codesti! Siamo lugubri. Andasti dalla San Demetrio l’altra sera?
— Vi andai, ma per poco. Un ballo splendido.
— Alessandro non vuole che io balli. Io n’ho dispetto, poi mi rassegno. Vi erano le amiche?
— Quasi tutte.
— Vedesti Paolo Collemagno?
— No, non vi era.
— Scomparso, dunque, scomparso definitivamente. Ed anche... Ti dispiace parlare di lei? Ti fa male forse?
— No, per nulla. Dicono che ella sia a Nizza.
— Un mistero, bella mia. Chi l’ha vista a Nizza, chi a Firenze, chi a Roma, chi sostiene che stia a Capri, chi accerta che ella è a Napoli, chiusa in casa. Ella diventa noiosa.
— Io non vi penso mai.