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20 Cuore infermo

le nuvolette a celare il cambiamento di scena; e lentamente, in un giro che si allargava e si perdeva, la mente si assopì nella domanda:

— E se quest’odio fosse amore?



Mario Revertera leggeva prima di addormentarsi. Ma nella sua camera regnava già il riposo della notte; essa sonnecchiava prima ancora che il padrone dormisse. Chiuse le imposte e calate le cortine bianche, nulla si sapeva di dentro del chiarore lunare, del mare, nulla si sarebbe saputo del lieto risveglio mattinale: il mondo esterno era escluso. Le seconde cortine di stoffa avana pallido, orlate da una lunga striscia marrone, sciolte dai bracciuoli di cordonetto ad arabeschi, cadevano a terra con pieghe stracche; le poltroncine molto basse, dalle forme sdraiate e voluttuose, erano riunite intorno al tavolino, in semicircolo, con un’aria di raccoglimento riflessivo, preparandosi, per l’indomani, a sbandarsi per tutte le parti; nella piccola libreria s’immergevano nell’ombra gli autori favoriti: Voltaire, Cervantes, Darwin, Balzac; nessun poeta, nessuno scrittore italiano. Le figurine cinesi del largo parafuoco, destinato a nascondere un caminetto che non si accendeva mai, dormivano coi loro corpi smarriti nelle fluenti pieghe degli abiti rossi e gialli, in quelle pose strane, la testa ad ovo, le sopracciglia arcuate, gli occhi tirati verso le ciglia con un’aria di perenne meraviglia, i piedini brevi e raccolti; sul caminetto, sulla mensola, gli oggettini d’arte, arte graziosamente rotonda, tutta moderna, carezzevole, di fuorivia, avevano scelta la loro posa per le ore notturne; in un angolo oscuro e dimenticato dormiva da anni uno scrigno pieno di quelle lettere d’amore che segnano il primo pentimento, di