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164 | Cuore infermo |
Le raccomandazioni di Fanny e di Amalia furono molte, mentre salivano in carrozza, perchè Beatrice non mancasse il sabato sera allo Stabia Hall, e lei ad assicurarle di nuovo che sarebbe andata. Rimase sotto il peristilio a veder partire la carrozza: all’angolo del lungo viale che riesce alla strada maestra esse salutarono e furono salutate col fazzoletto. Nella carrozza Amalia Cantelmo era divenuta nervosa.
— Vedete se vi è al mondo una donna più apatica di Beatrice! Certo ella sa che Marcello è l’amante di quella scimmietta di Lalla ed intanto tollera tutto: anche una vicinanza insopportabile!
— Questo non è una ragione per dirglielo in viso, cara Amalia.
— Sempre compiacente tu, ma io sono irritata...
Intanto Beatrice risaliva lentamente la scalinata e rientrava nel suo salotto ridiventato silenzioso. Erano le quattro. Mentre si faceva vestire dalla cameriera per uscire al passeggio, pensava a varie cose. Ella pensava al largo colletto di smerlo che aveva Fanny, una novità del genere, alla malinconia di Amalia, al ballo del sabato, alle domande strane di Amalia, alla larga paglia foderata di rosso che portava costei, alle occhiate furtive che Fanny ed Amalia si erano scambiate, che essa aveva perfettamente vedute, ed ai fiori di cui doveva coprire la sua acconciatura pel ballo.
Era un pezzo che Marcello aveva posato la sua tazza sul tavolino che i servi trasportavano fuori il terrazzo. Avevano sparecchiato, anzi; — e Marcello continuava a fumare la sua sigaretta, appoggiato all’inferriata, guar-