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158 | Cuore infermo |
— Perchè non scendi anche tu a Castellammare? — chiese Amalia, senza lasciare il suo tono indolente.
— No, cara. Non voglio ammalarmi per troppo divertimento. Ci state voi per me...
— Oh! io... — fece Amalia, quasi per ischermirsi...
— Che significa?
— Io, come se non ci fossi; tutti quei divertimenti mi sembrano lugubri...
— Non le dare ascolto, Beatrice — interruppe vivamente l’Aldemoresco: — è lei, che è lugubre, che vuol essere lugubre. Figurarsi, con quel po’ po’ di svaghi, con tanta aristocrazia straniera, con tutto il nostro circolo, se è il caso di essere malinconica. Non crederesti che viene dappertutto con una ciera mesta, e tutti intorno a chiederle che cosa ha, se si sente male, perchè è triste! Cara Amalia, la posa di questa stagione è interessante, ma finisce per rattristare le tue amiche.
— Pur troppo, non è una posa — disse Amalia con un sospiro.
— Se ricominci a sospirare, protesto che non ti conduco via. Piuttosto ti lascio in una siepe.
— Hai qualche cosa che ti rende malinconica? — chiese Beatrice, col suo sorrisetto un po’ ironico.
— Chi non ne ha? Anche voi due...
— Io, no — protestò la Fanny.
— Ed io neppure — disse Beatrice.
— V’illudete: il mondo è infelice senza accorgersene. Io mi accorgo della mia infelicità.
— Io mi domando — rispose Fanny con una ciera comicamente spaventata — quante altre frasi consimili Amalia ci vorrà prodigare.
— Non temere, cara; non temere. Per amor vostro cercherò distrarmi, rallegrarmi un poco.
— Ma la odi, tu, Beatrice! Se non la interrompo, ne