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142 | Cuore infermo |
— Forse quella compagnia lo diletta. Dicono che la contessa abbia molto spirito.
— Non si tratta di spirito, si tratta di cuore. Te lo ripeto, non si resta molto tempo presso la D’Aragona, senza amarla. È proprio lei la donna moderna, la donna appassionata, strana, forse superficiale, delicata, ammalata, nervosa, capricciosa, dalle apparenze varie che tutte seducono; la donna fatta per piacere alla inquieta e raffinata gioventù moderna.
— Piace anche a voi una tale donna?
— Questo non serve. Marcello ci si perde. Una prova: voi andate a Sorrento, a villa Sangiorgio, per la villeggiatura?
— Certo.
— Ebbene, la D’Aragona ha comperato villa Torraca, che è vicino alla vostra.
— Sarà stato un caso.
— Non è un caso. Io conosco il cuore umano, Beatrice, e talvolta non mi consolo di questa scienza. Se la contessa vuol partire per un paese qualunque, Marcello la seguirà.
— Non credo.
— Lo farà. Sarà uno scandalo orribile. Diventeremo molto ridicoli.
— Se avviene, bisognerà rassegnarsi.
— Come rassegnarsi?
— Dite che questa donna è tanto bella, tanto amabile! Che posso io fare contro lei? Nulla. Mio marito non mi ama più. È anche inutile che io mi dia la pena d’amarlo.
— Tu non hai il cuore di tua madre, Beatrice — disse il padre, ma subito tremò per la incauta e trista parola.
— Io lo spero — diss’ella con voce profonda.