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Parte terza | 121 |
— Checchino Filomarino me lo assicurava stamattina, lo faranno presto, nella entrante settimana, perchè non si avanzi troppo il caldo. Voi ci andrete, contessa, se non è indiscrezione il chiederlo?
— Penso di sì. Non ho mai visto un ballo aristocratico a Napoli. Quando venni, ero troppo ammalata per ballare. Vi ricordate? Giunsi il venti ottobre.
— Come posso io ricordarmene?
— Fu il giorno in cui sposaste, in cui partiste per Parigi. C’incontrammo nella stazione.
— Non vi vidi allora — balbettò egli.
— Io sì... Ebbene, duca — riprese ella, vedendo che egli taceva — andate da Filomanino?
— Non so...
— Vale a dire, che non sapete se ci va la duchessa. Non ama ella il ballo?
— Credo... credo che lo ami.
Lalla prese un ventaglio turco da un tavolinetto che era presso di lei e si fece vento indolentemente.
— Perchè non mi parlate mai di lei, Sangiorgio
— Di chi?
— Della duchessa; non me ne dite mai nulla.
— Non mi avete fatto sinora l’onore di chiedermene — rispose Marcello, raffermando la sua voce un tono cerimonioso.
— No? Mi pare di sì. È vero che la signora duchessa ha un carattere amabile e tranquillo?
— È vero...
— Benissimo: il suo volto è sincero.
— La vedeste?
— Spesso. Con voi una sola volta, ma voi eravate con me. Ha un gusto finissimo nel vestirsi.
— Lo dicono.
— Voi non lo dite?