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86 gennaio

lo lasciò venire. Derossi e Coretti ridevano ancora chè avevano incontrato per strada Crossi, il figliuolo dell’erbivendola, - quello del braccio morto e dei capelli rossi, - che portava a vendere un grossissimo cavolo, e col soldo del cavolo doveva poi andar a comperare una penna; ed era tutto contento perché suo padre ha scritto dall’America che lo aspettassero di giorno in giorno. Oh le belle due ore che abbiamo passate insieme! Sono i due più allegri della classe Derossi e Coretti; mio padre ne rimase innamorato. Coretti aveva la sua maglia color cioccolata e il suo berretto di pel di gatto. È un diavolo, che sempre vorrebbe fare, rimestare, sfaccendare. Aveva già portato sulle spalle una mezza carrata di legna, la mattina presto; eppure galoppò per tutta la casa, osservando tutto e parlando sempre, arzillo e lesto come uno scoiattolo, e passando in cucina domandò alla cuoca quanto ci fanno pagare le legna il miriagramma, chè suo padre le dà a quarantacinque centesimi. Sempre parla di suo padre, di quando fu soldato nel 49° reggimento, alla battaglia di Custoza, dove si trovò nel quadrato del principe Umberto; ed è così gentile di maniere! Non importa che sia nato e cresciuto fra le legna: egli l’ha nel sangue, nel cuore la gentilezza, come dice mio padre. E Derossi ci divertì molto: egli sa la geografia come un maestro: chiudeva gli occhi e diceva: - Ecco, io vedo tutta l’Italia, gli Appennini che s’allungano sino al Mar Jonio, i fiumi che corrono di qua e di là, le città bianche, i golfi, i seni azzurri, le isole verdi; - e diceva i nomi giusti, per ordine, rapidissimamente, come se leggesse sulla carta; e a vederlo così con quella testa alta, tutta riccioli biondi, con gli occhi chiusi, tutto vestito di tur-