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il figliolo del fabbro ferraio | 85 |
corre incontro sorridendo, e suo padre par che non lo veda e pensi ad altro. Povero Precossi! Egli si ricuce i quaderni stracciati, si fa imprestare i libri per studiare la lezione, si riattacca i brindelli della camicia con degli spilli, ed è una pietà a vederlo far la ginnastica con quelli scarponi che ci sguazza dentro, con quei calzoni che strascicano, e quel giacchettone troppo lungo, con le maniche rimboccate sino ai gomiti. E studia, s’impegna; sarebbe uno dei primi se potesse lavorare a casa tranquillo. Questa mattina è venuto alla scuola col segno d’un’unghiata sopra una gota, e tutti a dirgli: - È stato tuo padre, non lo puoi negare sta volta, è tuo padre che t’ha fatto quello. Dillo al Direttore, che lo faccia chiamare in questura. - Ma egli s’alzò tutto rosso con la voce che tremava dallo sdegno: - Non è vero! Non è vero! Mio padre non mi batte mai! - Ma poi, durante la lezione, gli cascavan le lacrime sul banco, e quando qualcuno lo guardava, si sforzava di sorridere, per non parere. Povero Precossi! Domani verranno a casa mia Derossi, Coretti e Nelli; lo voglio dire anche a lui, che venga. E voglio fargli far merenda con me, regalargli dei libri, metter sossopra la casa per divertirlo e empirgli le tasche di frutte, per vederlo una volta contento, povero Precossi, che è tanto buono e ha tanto coraggio!
UNA BELLA VISITA.
12, giovedì.
Ecco uno dei giovedì più belli dell’anno, per me. Alle due in punto vennero a casa Derossi e Coretti, con Nelli, il gobbino; Precossi, suo padre non