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una palla di neve 61

lato. La gente vide e capì subito, e parecchi accorsero coi pugni alzati. Ma Garrone si fece in mezzo, gridando: - Vi mettete in dieci uomini contro un ragazzo? - Allora quelli ristettero, e una guardia civica pigliò Garoffi per mano e lo condusse, aprendo la folla, a una bottega di pastaio, dove avevano ricoverato il ferito. Vedendolo, riconobbi subito il vecchio impiegato, che sta al quarto piano di casa nostra, col suo nipotino. Era adagiato sur una seggiola, con un fazzoletto sugli occhi. - Non l’ho fatto apposta! - diceva singhiozzando Garoffi, mezzo morto dalla paura, - non l’ho fatto apposta! - Due o tre persone lo spinsero violentemente nella bottega, gridando: - La fronte a terra! Domanda perdono! - e lo gettarono a terra. Ma subito due braccia vigorose lo rimisero in piedi e una voce risoluta disse: - No, signori! - Era il nostro Direttore, che avea visto tutto. - Poiché ha avuto il coraggio di presentarsi, - soggiunse, - nessuno ha il diritto di avvilirlo. - Tutti stettero zitti. - Domanda perdono, - disse il Direttore a Garoffi. Garoffi, scoppiando in pianto, abbracciò le ginocchia del vecchio, e questi, cercata con la mano la testa di lui, gli carezzò i capelli. Allora tutti dissero: - Va, ragazzo, va, torna a casa! - E mio padre mi tirò fuor della folla, e mi disse strada facendo: - Enrico, in un caso simile, avresti il coraggio di fare il tuo dovere, di andar a confessare la tua colpa? - Io gli risposi di sì. - Ed egli: - Dammi la tua parola di ragazzo di cuore e d’onore che lo faresti. - Ti do la mia parola, padre mio!