tete, monelli! - e proprio in quel punto si udì un grido acuto dall’altra parte della strada, e si vide un vecchio che aveva perduto il cappello e barcollava, coprendosi il viso con le mani, e accanto a lui un ragazzo che gridava: - Aiuto! Aiuto! - Subito accorse gente da ogni parte. Era stato colpito da una palla in un occhio. Tutti i ragazzi si sbandarono fuggendo come saette. Io stavo davanti alla bottega del libraio, dov’era entrato mio padre, e vidi arrivar di corsa parecchi miei compagni che si mescolarono fra gli altri vicini a me, e finsero di guardar le vetrine: c’era Garrone, con la sua solita pagnotta in tasca, Coretti, il muratorino, e Garoffi, quello dei francobolli. Intanto s’era fatta folla intorno al vecchio, e una guardia ed altri correvano qua e là minacciando e domandando: - Chi è? chi è stato? Sei tu? Dite chi è stato! - e guardavan le mani ai ragazzi, se le avevan bagnate di neve. Garoffi era accanto a me: m’accorsi che tremava tutto, e che avea il viso bianco come un morto. - Chi è? Chi è stato? - continuava a gridare la gente. - Allora intesi Garrone che disse piano a Garoffi: - Su, vatti a presentare; sarebbe una vigliaccheria lasciar agguantare qualcun altro. - Ma io non l’ho fatto apposta! - rispose Garoffi, tremando come una foglia. - Non importa fa il tuo dovere, - ripeté Garrone. - Ma io non ho coraggio! - Fatti coraggio, t’accompagno io. - E la guardia e gli altri gridavan sempre più forte: - Chi è? Chi è stato? Un occhiale in un occhio gli han fatto entrare! L’hanno accecato! Briganti! - Io credetti che Garoffi cascasse in terra. - Vieni. - gli disse risolutamente Garrone, - io ti difendo, - e afferratolo per un braccio lo spinse avanti, sostenendolo, come un ma-