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il trafficante 55

di seta, e mi disse, guardando di sott’occhio il ragazzo, che quelle nappine di seta non gli piacevano, e che le volea far cambiare in bottoni d’argento. Ma il ragazzo non guardò neppure le nappine.

Votini allora si mise a far girare sulla punta dell’indice il suo bellissimo cappello di castoro bianco. Ma il ragazzo, pareva che lo facesse per punto, non degnò d’uno sguardo nemmeno il cappello.

Votini, che si cominciava a stizzire, tirò fuori l’orologio l’aperse, mi fece veder le rote. Ma quegli non voltò la testa. - È d’argento dorato? - gli domandai. - No, - rispose, - è d’oro. - Ma non sarà tutto d’oro, - dissi, - ci sarà anche dell’argento. - Ma no! - egli ribatté; - e per costringere il ragazzo a guardare gli mise l’orologio davanti al viso e gli disse: - Di’ tu, guarda, non è vero che è tutto d’oro?

Il ragazzo rispose secco: - Non lo so.

- Oh! oh! - esclamò Votini, pien di rabbia, - che superbia!

Mentre diceva questo, sopraggiunse suo padre, che sentì: guardò un momento fisso quel ragazzo, poi disse bruscamente al figliuolo: - Taci; - e chinatosi al suo orecchio soggiunse: - È cieco.

Votini balzò in piedi, con un fremito, e guardò il ragazzo nel viso. Aveva le pupille vitree, senza espressione, senza sguardo.

Votini rimase avvilito, senza parola, con gli occhi a terra. Poi balbettò: - Mi rincresce... non lo sapevo.

Ma il cieco, che aveva capito tutto, disse con un sorriso buono e malinconico: - Oh! non fa nulla.

Ebbene, è vano; ma non ha mica cattivo cuore Votini. Per tutta la passeggiata non rise più.