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46 | novembre |
Si levò le scarpe, si strinse la cinghia dei calzoni, buttò nell’erba il berretto e abbracciò il tronco del frassino
— Ma bada.... — esclamò l’uffiziale, facendo l’atto di trattenerlo, come preso da un timore improvviso.
Il ragazzo si voltò a guardarlo, coi suoi begli occhi celesti, in atto interrogativo.
— Niente, — disse l’uffiziale; — va su.
Il ragazzo andò su, come un gatto.
— Guardate davanti a voi, — gridò l’uffiziale ai soldati.
In pochi momenti il ragazzo fu sulla cima dell’albero, avviticchiato al fusto, con le gambe fra le foglie, ma col busto scoperto, e il sole gli batteva sul capo biondo, che pareva d’oro. L’uffiziale lo vedeva appena, tanto era piccino lassù.
— Guarda dritto e lontano, — gridò l’uffiziale.
Il ragazzo, per veder meglio, staccò la mano destra dall’albero e se la mise alla fronte.
— Che cosa vedi? — domandò l’uffiziale.
Il ragazzo chinò il viso verso di lui, e facendosi portavoce della mano, rispose: — Due uomini a cavallo, sulla strada bianca.
— A che distanza di qui?
— Mezzo miglio.
— Movono?
— Son fermi.