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32 novembre

per nome, mi volto: era Coretti, il mio compagno di scuola, con la sua maglia color cioccolata e il suo berretto di pelo di gatto, tutto sudato e allegro, che aveva un gran carico di legna sulle spalle. Un uomo ritto sul carro gli porgeva una bracciata di legna per volta, egli le pigliava e le portava nella bottega di suo padre, dove in fretta e in furia le accatastava.

- Che fai, Coretti? - gli domandai.

- Non vedi? - rispose, tendendo le braccia per pigliare il carico; - ripasso la lezione.

Io risi. Ma egli parlava sul serio, e presa la bracciata di legna, cominciò a dire correndo: - Chiamansi accidenti del verbo.... le sue variazioni secondo il numero.... secondo il numero e la persona....

E poi, buttando giù la legna e accatastandola: - secondo il tempo.... secondo il tempo a cui si riferisce l’azione....

E tornando verso il carro a prendere un’altra bracciata: - secondo il modo in cui l’azione è enunciata.

Era la nostra lezione di grammatica per il giorno dopo. - Che vuoi? - mi disse, - metto il tempo a profitto. Mio padre è andato via col garzone per una faccenda. Mia madre è malata. Tocca a me a scaricare. Intanto ripasso la grammatica. È una lezione difficile oggi. Non riesco a pestarmela nella testa. Mio padre ha detto che sarà qui alle sette per darvi i soldi, - disse poi all’uomo del carro.

Il carro partì. - Vieni un momento in bottega, - mi disse Coretti. Entrai: era uno stanzone pieno di cataste di legna e di fascine, con una stadera da una parte. - Oggi è giorno di sgobbo, te lo accerto io, - ripigliò Coretti; - debbo fare il lavoro a pezzi e a bocconi. Stavo scrivendo le