Pagina:Cuore (1889).djvu/43


mia madre 31

infelice! Non sperar serenità nella tua vita, se avrai contristato tua madre. Tu sarai pentito, le domanderai perdono, venererai la sua memoria; - inutilmente; - la coscienza non ti darà pace, quella immagine dolce e buona avrà sempre per te un’espressione di tristezza e di rimprovero che ti metterà l’anima alla tortura. O Enrico, bada: questo è il più sacro degli affetti umani; disgraziato chi lo calpesta. L’assassino che rispetta sua madre ha ancora qualcosa di onesto e di gentile nel cuore; il più glorioso degli uomini, che l’addolori e l’offenda, non è che una vile creatura. Che non t’esca mai più dalla bocca una dura parola per colei che ti diede la vita. E se una ancora te ne sfuggisse, non sia il timore di tuo padre, sia l’impulso dell’anima che ti getti ai suoi piedi, a supplicarla che col bacio del perdono ti cancelli dalla fronte il marchio dell’ingratitudine. Io t’amo, figliuol mio; tu sei la speranza più cara della mia vita; ma vorrei piuttosto vederti morto che ingrato a tua madre. Va, e per un po’ di tempo non portarmi più la tua carezza: non te la potrei ricambiare col cuore.

Tuo Padre.


IL MIO COMPAGNO CORETTI


13, domenica.


Mio padre mi perdonò; ma io rimasi un poco triste, e allora mia madre mi mandò col figliuolo grande del portinaio a fare una passeggiata sul corso. A metà circa del corso, passando vicino a un carro fermo davanti a una bottega, mi sento chiamare