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330 luglio

chi dicendo: - Calma! calma! Vi raccomando la calma! - E quando vedeva qualcuno scoraggiato, per farlo ridere, e mettergli animo spalancava la bocca come per divorarlo, imitando il leone. Verso le undici, guardando giù a traverso alle persiane, vidi molti parenti che andavano e venivano per la strada, impazienti; c’era il padre di Precossi, col suo camiciotto turchino, scappato allora dall’officina, ancora tutto nero nel viso. C’era la madre di Crossi, l’erbaiola; la madre di Nelli, vestita di nero, che non poteva star ferma. Poco prima di mezzogiorno arrivò mio padre e alzò gli occhi alla mia finestra: caro padre mio! A mezzo giorno tutti avevamo finito. E fu uno spettacolo, all’uscita. Tutti incontro ai ragazzi a domandare, a sfogliare i quaderni, a confrontare coi lavori dei compagni. - Quante operazioni? - Cos’è il totale? - E la sottrazione? - E la risposta? - E la virgola dei decimali? - Tutti i maestri andavano qua e là, chiamati da cento parti. Mio padre mi levò di mano subito la brutta copia, guardò e disse: - Va bene. - Accanto a noi c’era il fabbro Precossi che guardava pure il lavoro del suo figliuolo, un po’ inquieto, e non si raccapezzava. Si rivolse a mio padre: - Mi vorrebbe favorire il totale? - Mio padre lesse la cifra. Quegli guardò: combinava, - Bravo piccino! - esclamò, tutto contento; e mio padre e lui si guardarono un momento, con un buon sorriso, come due amici; mio padre gli tese la mano, egli la strinse. E si separarono dicendo: - Al verbale. - Al verbale. Fatti pochi passi, udimmo una voce in falsetto che ci fece voltare il capo: - era il fabbro ferraio che cantava.