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naufragio | 323 |
Dopo questo i marinai medesimi perdettero ogni coraggio. Due ore dopo, il bastimento era già immerso nell’acqua fino all’altezza dei parasartie.
Uno spettacolo tremendo si presentava intanto sopra coperta. Le madri si stringevano disperatamente al seno i figliuoli, gli amici si abbracciavano e si dicevano addio: alcuni scendevan sotto nelle cabine, per morire senza vedere il mare. Un viaggiatore si tirò un colpo di pistola al capo, e stramazzò bocconi sulla scala del dormitorio, dove spirò. Molti s’avvinghiavano freneticamente gli uni agli altri, delle donne si scontorcevano in convulsioni orrende. Parecchi stavano inginocchiati intorno al prete. S’udiva un coro di singhiozzi, di lamenti infantili, di voci acute e strane, e si vedevan qua e là delle persone immobili come statue, istupidite, con gli occhi dilatati e senza sguardo, delle facce di cadaveri e di pazzi. I due ragazzi, Mario e Giulietta, avviticchiati a un albero del bastimento, guardavano il mare con gli occhi fissi, come insensati.
Il mare s’era quetato un poco; ma il bastimento continuava a affondare, lentamente. Non rimanevan più che pochi minuti.
- La scialuppa a mare! - gridò il capitano.
Una scialuppa, l’ultima che restava, fu gettata all’acqua, e quattordici marinai, con tre passeggieri, vi scesero.
Il capitano rimase a bordo.