un lustrascarpe, che mio padre conosce, e il Prefetto gli diede un diploma. Dopo di lui vedo venire un uomo grande come un gigante che mi pareva d’aver già veduto altre volte... Era il padre del muratorino, che prendeva il secondo premio! Mi ricordai di quando l’avevo visto nella soffitta, al letto del figliuolo malato, e cercai subito il figliuolo in platea: povero muratorino! Egli guardava suo padre cogli occhi luccicanti, e per nasconder la commozione, faceva il muso di lepre. In quel momento sentii uno scoppio d’applausi, guardai sul palco: c’era un piccolo spazzacamino, col viso lavato, ma coi suoi panni da lavoro, e il Sindaco gli parlava, tenendolo per una mano. Dopo lo spazzacamino venne un cuoco. Poi passò a prender la medaglia uno spazzino municipale, della scuola Raineri. Io mi sentivo non so che cosa nel cuore, come un grande affetto e un grande rispetto, a pensare quanto eran costati quei premi a tutti quei lavoratori, padri di famiglia, pieni di pensieri, quante fatiche aggiunte alle loro fatiche, quante ore tolte al sonno, di cui hanno tanto bisogno, e anche quanti sforzi dell’intelligenza non abituata allo studio e delle mani grosse, intozzite dal lavoro! Passò un ragazzo d’officina, a cui si vedeva che suo padre aveva imprestata la giacchetta per quell’occasione, e gli penzolavan le maniche, tanto che se le dovette rimboccare lì sul palco per poter prendere il suo premio; e molti risero; ma il riso fu subito soffocato dai battimani. Dopo venne un vecchio con la testa calva e la barba bianca. Passarono dei soldati d’artiglieria, di quelli che venivano alla scuola serale nella nostra Sezione; poi delle guardie daziarie, delle guardie municipali, di quelle che fan la guardia alle nostre scuole. In-