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288 | maggio |
scherzo d’un maestro di buon umore.... E la gente che passa si sofferma a ascoltare, e tutti rivolgono uno sguardo di simpatia a quell’edificio gentile, che racchiude tanta giovinezza e tante speranze. Poi si ode un improvviso strepito sordo, un batter di libri e di cartelle, uno stropiccio di piedi, un ronzìo che si propaga di classe in classe e dal basso all’alto, come al diffondersi improvviso d’una buona notizia: è il bidello che gira ad annunziare il finis. E a quel rumore una folla di donne, d’uomini, di ragazze e di giovanetti, si stringono di qua e di là dalla porta, a aspettare i figliuoli, i fratelli, i nipotini; mentre dagli usci delle classi schizzan fuori come zampillando nel camerone i ragazzi piccoli, a pigliar cappottini e cappelli, facendone un arruffìo sul pavimento, e ballettando tutt’in giro, fin che il bidello li ricaccia dentro a uno a uno. E finalmente escono, in lunghe file, battendo i piedi. E allora da tutti i parenti comincia la pioggia delle domande: - Hai saputo la lezione? Quanto t’ha dato del lavoro? Che cos’avete per domani? Quand’è l’esame mensile? - E anche le povere madri che non sanno leggere, aprono i quaderni, guardano i problemi, domandano i punti: - Solamente otto? - Dieci con lode? - Nove di lezione? - E s’inquietano e si rallegrano e interrogano i maestri e parlan di programmi e d’esami. Com’è bello tutto questo, com’è grande, e che immensa promessa è pel mondo!
Tuo Padre