Pagina:Cuore (1889).djvu/271


dagli apennini alle ande 259

- Camerati, - disse senz’altro il lombardo, restando in piedi, e presentando Marco; - c’è qui un povero ragazzo nostro patriotta, che è venuto solo da Genova a Buenos Aires a cercare sua madre. A Buenos Aires gli dissero: - Qui non c’è, è a Cordova. - Viene in barca a Rosario, tre dì e tre notti, con due righe di raccomandazione; presenta la carta: gli fanno una figuraccia. Non ha la croce d’un centesimo. È qui solo come un disperato. È un bagai pieno di cuore. Vediamo un poco. Non ha da trovar tanto da pagare il biglietto per andare a Cordova a trovar sua madre? L’abbiamo da lasciar qui come un cane?

- Mai al mondo, perdio! - Mai non sarà detto questo! - gridarono tutti insieme, battendo il pugno sul tavolo. - Un patriotta nostro! - Vieni qua, piccolino. - Ci siamo noi, gli emigranti! - Guarda che bel monello. - Fuori dei quattrini camerati. - Bravo! Venuto solo! Hai del fegato! - Bevi un sorso, patriotta. - Ti manderemo da tua madre, non pensare. - E uno gli dava un pizzicotto alla guancia, un altro gli batteva la mano sulla spalla, un terzo lo liberava dalla sacca; altri emigranti s’alzarono dalle tavole vicine e s’avvicinarono; la storia del ragazzo fece il giro dell’osteria; accorsero dalla stanza accanto tre avventori argentini; e in meno di dieci minuti il contadino lombardo che porgeva il cappello, ci