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sacrificio 237

terzo piano! - Volarono al terzo piano. Qui era un rovinio d’inferno: travi di tetto che crollavano, corridoi pieni di fiamme, un fumo che soffocava. Per arrivare alle stanze dov’eran gl’inquilini rinchiusi, non restava altra via che passar pel tetto. Si lanciaron subito su, e un minuto dopo si vide come un fantasma nero saltar sui coppi, tra il fumo. Era il caporale, arrivato il primo. Ma per andare dalla parte del tetto che corrispondeva al quartierino chiuso dal fuoco, gli bisognava passare sopra un ristrettissimo spazio compreso tra un abbaino e la grondaia; tutto il resto fiammeggiava, e quel piccolo tratto era coperto di neve e di ghiaccio, e non c’era dove aggrapparsi. - È impossibile che passi! - gridava la folla di sotto. Il caporale s’avanzò sull’orlo del tetto: - tutti rabbrividirono, e stettero a guardar col respiro sospeso: - passò: - un immenso evviva salì al cielo. Il caporale riprese la corsa, e arrivato al punto minacciato, cominciò a spezzare furiosamente a colpi d’accetta coppi, travi, correntini, per aprirsi una buca da scender dentro. Intanto la donna era sempre sospesa fuor della finestra, il fuoco le infuriava sul capo, un minuto ancora, e sarebbe precipitata nella via. La buca fu aperta: si vide il caporale levarsi la tracolla e calarsi giù; gli altri pompieri, sopraggiunti, lo seguirono. Nello stesso momento un’altissima scala Porta, arrivata allora, s’appoggiò al cornicione della casa, davanti alle finestre da cui uscivano fiamme e urli da pazzi. Ma si credeva che fosse tardi. - Nessuno si salva più, - gridavano. - I pompieri bruciano. - È finita. - Son morti. - All’improvviso si vide apparire alla finestra della ringhiera la figura nera del caporale, illuminata di sopra in giù dalle fiamme; -