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della loro bellezza, e mi sarei prese tutte quelle povere teste, me le sarei strette tutte sul cuore, disperatamente, avrei detto, se fossi stata sola: non mi movo più di qui, voglio consacrare la vita a voi, servirvi, farvi da madre a tutti fino al mio ultimo giorno... E intanto cantavano, cantavano con certe vocine esili, dolci, tristi, che andavano all’anima, e la maestra avendoli lodati, si mostraron contenti; e mentre passava tra i banchi, le baciavano le mani e le braccia, perché senton tanta gratitudine per chi li benefica, e sono molto affettuosi. E anche hanno ingegno, quegli angioletti; e studiano, mi disse la maestra. Una maestra giovane e gentile, che ha sul viso pieno di bontà una certa espressione di mestizia, come un riflesso delle sventure che essa accarezza e consola. Cara ragazza! Fra tutte le creature umane che si guadagnan la vita col lavoro, non ce n’è una che se la guadagni più santamente di te, figliuola mia.

Tua Madre.




SACRIFICIO.

9, martedì.

Mia madre è buona, e mia sorella Silvia è come lei, ha lo stesso cuore grande e gentile. Io stavo copiando ieri sera una parte del racconto mensile Dagli Appennini alle Ande, che il maestro ci ha dato a copiare un poco a tutti, tanto è lungo; quando Silvia entrò in punta di piedi e mi disse in fretta e piano: - Vieni con me dalla mamma. Li ho sentiti stamani che discorrevano: al babbo è andato male un af-