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186 | marzo |
IL MURATORINO MORIBONDO
18, martedì
Il povero muratorino è malato grave; il maestro ci disse d’andarlo a vedere, e combinammo d’andarci insieme Garrone, Derossi ed io. Stardi pure sarebbe venuto, ma siccome il maestro ci diede per lavoro la descrizione del Monumento a Cavour, egli ci disse che doveva andar a vedere il monumento, per far la descrizione più esatta. Così per prova invitammo anche quel gonfionaccio di Nobis, che ci rispose: - No, - senz’altro. Votini pure si scusò, forse per paura di macchiarsi il vestito di calcina. Ci andammo all’uscita delle quattro. Pioveva a catinelle. Per la strada Garrone si fermò e disse con la bocca piena di pane: - Cosa si compera? - e faceva sonare due soldi nella tasca. Mettemmo due soldi ciascuno e comperammo tre arancie grosse. Salimmo alla soffitta. Davanti all’uscio Derossi si levò la medaglia e se la mise in tasca: gli domandai perché: - Non so, rispose, - per non aver l’aria... mi par più delicato entrare senza medaglia. - Picchiammo, ci aperse il padre, quell’omone che pare un gigante: aveva la faccia stravolta che pareva spaventato. - Chi siete? - domandò. - Garrone rispose: - Siamo compagni di scuola d’Antonio, che gli portiamo tre arancie. - Ah! povero Tonino, - esclamò il muratore scotendo il capo, - ho paura che non le mangerà più le vostre arancie! - e si asciugò gli occhi col rovescio della mano. Ci fece andar avanti: entrammo in una camera a tetto, dove vedemmo il “muratorino„ che