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182 | marzo |
Il ragazzo rispose con un fil di voce, battendo i denti: - Di là... nell’armadio.
- Vieni con me, - disse l’uomo.
E lo trascinò nello stanzino, tenendolo stretto alla gola. Là c’era una lanterna cieca, sul pavimento.
- Dov’è l’armadio? - domandò.
Il ragazzo, soffocato, accennò l’armadio.
Allora, per esser sicuro del ragazzo, l’uomo lo gittò in ginocchio, davanti all’armadio, e serrandogli forte il collo fra le proprie gambe, in modo da poterlo strozzare se urlava, e tenendo il coltello fra i denti e la lanterna da una mano, cavò di tasca con l’altra un ferro acuminato, lo ficcò nella serratura, frugò, ruppe, spalancò i battenti, rimescolò in furia ogni cosa, s’empì le tasche, richiuse, tornò ad aprire, rifrugò: poi riafferrò il ragazzo alla strozza, e lo risospinse di là, dove l’altro teneva ancora agguantata la vecchia, convulsa, col capo arrovesciato e la bocca aperta.
Costui domandò a bassa voce: - Trovato?
Il compagno rispose: - Trovato.
E soggiunse: - Guarda all’uscio.
Quello che teneva la vecchia corse alla porta dell’orto a vedere se c’era nessuno, e disse dallo stanzino, con una voce che parve un fischio: - Vieni.
Quello che era rimasto, e che teneva ancora Ferruccio mostrò il coltello al ragazzo e alla vecchia che riapriva gli occhi, e disse: - Non una voce, o torno indietro e vi sgozzo!