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130 febbraio

lo faceva così spiccato qualche volta, che il figliuolo gli afferrava il braccio con violenza, sollevato da una speranza improvvisa, e gli diceva con accento quasi di gioia: - Coraggio, coraggio, tata, guarirai, ce n’andremo, torneremo a casa con la mamma, ancora un po’ di coraggio!

Erano le quattro della sera, e allora appunto il ragazzo s’era abbandonato a uno di quegli impeti di tenerezza e di speranza, quando di là dalla porta più vicina del camerone udì un rumore di passi, e poi una voce forte, due sole parole: - Arrivederci, suora! - che lo fecero balzare in piedi, con un grido strozzato nella gola. Nello stesso momento entrò nel camerone un uomo, con un grosso involto alla mano, seguito da una suora.

Il ragazzo gettò un grido acuto e rimase inchiodato al suo posto.

L’uomo si voltò, lo guardò un momento, gittò un grido anch’egli: - Ciccillo! - e si slanciò verso di lui.

Il ragazzo cadde fra le braccia di suo padre, soffocato. Le suore, gl’infermieri, l’assistente accorsero, e rimasero lì, pieni di stupore.

Il ragazzo non poteva raccogliere la voce.

- Oh Ciccillo mio! - esclamò il padre, dopo aver fissato uno sguardo attento sul malato, baciando e ribaciando il ragazzo. - Ciccillo, figliuol