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96 gennaio

dei mobili e dei calcinacci. - Su! Coraggio! - gridava, seguitando con lo sguardo il tamburino lontano, - avanti! corri! Si ferma, maledetto! Ah! riprende la corsa. - Un ufficiale venne a dirgli ansando che i nemici, senza interrompere il fuoco, sventolavano un panno bianco per intimare la resa. - Non si risponda! - egli gridò, senza staccar lo sguardo dal ragazzo, che era già nel piano, ma che più non correva, e parea che si trascinasse stentatamente. - Ma va’! ma corri! - diceva il capitano stringendo i denti e i pugni; - ammazzati, muori, scellerato, ma va’! - Poi gettò un’orribile imprecazione. - Ah! l’infame poltrone, s’è seduto! - Il ragazzo, infatti, di cui fino allora egli aveva visto sporgere il capo al disopra d’un campo di frumento, era scomparso, come se fosse caduto. Ma dopo un momento, la sua testa venne fuori daccapo; infine si perdette dietro alle siepi, e il capitano non lo vide più.

Allora discese impetuosamente; le palle tempestavano; le stanze erano ingombre di feriti, alcuni dei quali giravano su sé stessi come briachi, aggrappandosi ai mobili; le pareti e il pavimento erano chiazzati di sangue; dei cadaveri giacevano a traverso alle porte; il luogotenente aveva il braccio destro spezzato da una palla; il fumo e il polverio avvolgevano ogni cosa. - Coraggio! Arrivan soccorsi! Ancora un po’ di coraggio! - Gli Austriaci s’erano