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ragazzi di tutte le parti d’Italia, presi nelle varie sezioni delle scuole pubbliche. Abbiamo venti sezioni con cinque succursali: settemila alunni: in un numero così grande non si stentò a trovare un ragazzo per ciascuna regione italiana. Si trovarono nella sezione Torquato Tasso due rappresentanti delle isole: un sardo e un siciliano, la scuola Boncompagni diede un piccolo fiorentino, figliuolo d’uno scultore in legno; c’era un romano, nativo di Roma, nella sezione Tommaseo, veneti, lombardi, romagnoli se ne trovarono parecchi; un napoletano ce lo dà la sezione Monviso, figliuolo d’un ufficiale; noi diamo un genovese e un calabrese, te, Coraci. Col piemontese, saranno dodici. È bello, non vi pare? Saranno i vostri fratelli di tutte le parti d’Italia che vi daranno i premi. Badate: compariranno sul palcoscenico tutti e dodici insieme. Accoglieteli con un grande applauso. Sono ragazzi; ma rappresentano il paese come se fossero uomini: una piccola bandiera tricolore è simbolo dell’Italia altrettanto che una grande bandiera, non è vero? Applauditeli calorosamente, dunque. Fate vedere che anche i vostri piccoli cuori s’accendono, che anche le vostre anime di dieci anni s’esaltano dinanzi alla santa immagine della patria. - Ciò detto, se n’andò, e il maestro disse sorridendo: - Dunque, Coraci, tu sei il deputato della Calabria. - E allora tutti batterono le mani, ridendo, e quando fummo nella strada, circondarono Coraci, lo presero per le gambe, lo levaron su, e cominciarono a portarlo in trionfo, gridando: - Viva il deputato della Calabria! - così, per chiasso, s’intende, ma non mica per ischerno, tutt’altro, anzi per fargli festa, di cuore, ché è un ragazzo che piace