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d’accettare questo piccolo ricordo d’una povera mamma; - e tirò fuori dalla cesta degli erbaggi una scatoletta di cartoncino bianco e dorato. Derossi arrossì tutto, e rifiutò, dicendo risolutamente: - La dia al suo figliuolo; io non accetto nulla. - La donna rimase mortificata e domandò scusa, balbettando: - Non pensavo mica d’offenderlo... non sono che caramelle. - Ma Derossi ridisse di no, scrollando il capo. - E allora, timidamente, essa levò dalla cesta un mazzetto di ravanelli, e disse: - Accetti almeno questi che son freschi, da portarli alla sua mamma. - Derossi sorrise, e rispose: - No, grazie, non voglio nulla; farò sempre quello che posso per Crossi, ma non posso accettar nulla; grazie lo stesso. - Ma non è mica offeso? - domandò la donna, ansiosamente. Derossi le disse no, no, sorridendo, e se ne andò, mentre essa esclamava tutta contenta: - Oh che buon ragazzo! Non ho mai visto un bravo e bel ragazzo così! - E pareva finita. Ma eccoti la sera alle quattro, che invece della mamma di Crossi, s’avvicina il padre, con quel viso smorto e malinconico. Fermò Derossi, e dal modo come lo guardò capii subito ch’egli sospettava che Derossi conoscesse il suo segreto; lo guardò fisso e gli disse con voce triste e affettuosa: - Lei vuol bene al mio figliuolo... Perché gli vuole così bene? - Derossi si fece color di fuoco nel viso. Egli avrebbe voluto rispondere: - Gli voglio bene perché è stato disgraziato; perché anche voi, suo padre, siete stato più disgraziato che colpevole, e avete espiato nobilmente il vostro delitto, e siete un uomo di cuore. - Ma gli mancò l’animo di dirlo perché, in fondo, egli provava ancora timore, e quasi ribrezzo