Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
la piccola vedetta lombarda | 31 |
due soldati saltaron giù da cavallo; l’uffiziale si chinò e gli aprì la camicia: la palla gli era entrata nel polmone sinistro. — È morto! — esclamò l’uffiziale. — No, vive! — rispose il sergente. — Ah! povero ragazzo! bravo ragazzo! - gridò l’uffiziale; — coraggio! coraggio! — Ma mentre gli diceva coraggio e gli premeva il fazzoletto sulla ferita, il ragazzo stralunò gli occhi e abbandonò il capo: era morto. L’uffiziale impallidì, e lo guardò fisso per un momento; ― poi lo adagiò col capo sull’erba; ― s’alzò, e stette a guardarlo; ― anche il sergente e i due soldati, immobili, lo guardavano: ― gli altri stavan rivolti verso il nemico.
— Povero ragazzo! — ripeté tristemente l’uffiziale. — Povero e bravo ragazzo!
Poi s’avvicinò alla casa, levò dalla finestra la bandiera tricolore, e la distese come un drappo funebre sul piccolo morto, lasciandogli il viso scoperto. Il sergente raccolse a fianco del morto le scarpe, il berretto, il bastoncino e il coltello.
Stettero ancora un momento silenziosi; poi l’uffiziale si rivolse al sergente e gli disse: — Lo manderemo a pigliare dall’ambulanza; è morto da soldato: lo seppelliranno i soldati. — Detto questo mandò un bacio al morto con un atto della mano, e gridò: — A cavallo. — Tutti balzarono in sella, il drappello si riunì e riprese il suo cammino.
E poche ore dopo il piccolo morto ebbe i suoi onori di guerra.
Al tramontar del sole, tutta la linea degli avamposti italiani s’avanzava verso il nemico, e per lo stesso cammino stato percorso la mattina dal drappello di