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la sua vita. Infine, Dio non permise che una così generosa prodezza fosse inutile. Il nuotatore fanciullo strappò la vittima al fiume gigante, e la recò a terra, e le diè ancora, con altri, i primi conforti; dopo di che se ne tornò a casa solo e tranquillo, a raccontare ingenuamente l’atto suo. Signori! Bello, venerabile è l’eroismo nell’uomo. Ma nel fanciullo, in cui nessuna mira d’ambizione o d’altro interesse è ancor possibile; nel fanciullo che tanto deve aver più d’ardimento quanto ha meno di forza; nel fanciullo a cui nulla domandiamo, che a nulla è tenuto, che ci pare già tanto nobile e amabile, non quando compia, ma solo quando comprenda e riconosca il sacrificio altrui; l’eroismo nel fanciullo è divino. Non dirò altro, signori. Non voglio ornar di lodi superflue una così semplice grandezza. Eccolo qui davanti a voi il salvatore valoroso e gentile. Soldati, salutatelo come un fratello; madri, beneditelo come un figliuolo; fanciulli, ricordatevi il suo nome, stampatevi nella mente il suo viso, ch’egli non si cancelli mai più dalla vostra memoria e dal vostro cuore. Avvicinati, ragazzo. In nome del Re d’Italia, io ti do la medaglia al valor civile.

Un evviva altissimo, lanciato insieme da molte voci, fece echeggiare il palazzo.

Il Sindaco prese sul tavolo la medaglia e l’attaccò al petto del ragazzo. Poi lo abbracciò e lo baciò.

La madre si mise una mano sugli occhi, il padre teneva il mento sul petto.

Il Sindaco strinse la mano a tutti e due, e preso il decreto della decorazione, legato con un nastro, lo porse alla donna.