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rapporto al cittadino carnot 349

l’altra gl’istilla il furore, e lo fa entrare a parte de’ di lei pravi disegni; quando il primo desidera la pace, l’altra trova i mezzi pronti onde fargli comparire meno truce il demonio della guerra.


p. 313, v. 10. Le leggi della natura sono invariabili, si ne’ cangiamenti fisici che ne’ morali. Costantemente si osserva che la prosperitá e durata degl’imperi è affidata alla custodia della saggezza; che la rovina delle repubbliche e de’ regni deriva dalla corruzione de’ popoli, o dalla imbecillitá, dalla tirannia, da’ vizi di quei che sono al timone degli affari. Ecco l’origine di tutte le rivoluzioni; ecco il cerchio degli slanci e delle cadute, della nascita, dell’ingrandimento e della distruzione delle umane cose.

Il ministro Tanucci, uomo di gran merito, avea conosciuta bene la perversitá della moglie di Ferdinando quarto, allorché si ostinò a non farla intervenire nel Consiglio di Stato ed escluderla affatto dal maneggio de’ pubblici affari. Ma Tanucci fu sagrifícato, e Carolina, abusando della stupidezza di un marito imbecille, si pose in mano le redini del governo. Allora tutto andò male. Questa donna travagliò a rovinare il Regno, perché odiava la famiglia de’ Borboni, disprezzava la nazione, e perché aveva un talento particolare di tutto distruggere, senza saper niente edificare.

Ella aveva avuti moltissimi amanti, ed il secondo avea sempre rovesciati i primi. I suoi amori piú strepitosi sono stati con Gualenga, col duca della Regina, con Marsico, Dillon, Caramanica, Rosmosky ed Acton. Quest’ultimo si elevò quando cadde Rosmosky, e, per sostenersi, all’ascendente, che gli dava l’amore nel cuore della regina, aggiunse la perfidia. Onde, come i primi rivali si erano contentati di perdersi a vicenda, cosí egli non si vide contento se non quando li ebbe tutti distrutti, sapendo conservare se stesso. Caramanica gli faceva ombra, e fu avvelenato per opera sua.

La regina, come tutt’i tiranni della terra, secondo il ritratto che ne fanno Aristotile e Macchiavelli, è ambiziosa, crudele, piena di sospetto e prodiga. Sicché l’accorto Acton istillò o, per meglio dire, fortificò nella di lei anima i sospetti di Stato. Per questo riguardo rovesciò Medici e molti altri nobili, ed ingrandí la lente dell’immaginazione stravolta, colla quale ella guardava i francesi. Per questo riguardo, in tempo di pace, mirava con occhio bieco i ministri della repubblica, i quali eludeva nell’esecuzione de’ trattati, mentre tutto accordava agl’inglesi. In tal guisa Acton divenne