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322 rapporto al cittadino carnot

piano, giacché mi son proposto di dipingere le principali cose in miniatura. Solamente vi ricordo che i tesori, i quali Ferdinando avea rapiti alla nazione, servirono a fabbricare le catene al liberatore di Napoli. Il Direttorio, illuso dalla calunnia, richiamò Championnet, mentre stava progettando una discesa in Sicilia, e lo sprofondò in una carcere. Generale cittadino, guerriero filantropico! questo fu il prezzo che la venalitá ti decretò, quando le tue gesta rimbombavano dalle sponde del Tevere e del Sebeto sino al Volga ed al Tamigi. Tu fosti costretto a partire; ma la tua memoria, i tratti della tua clemenza restarono impressi negli animi riconoscenti di tutt’i figli di Partenope. Tu fosti soggettato a’ ceppi; ma la Gloria, sdegnata, percorse la terra, e sollevò l’opinione di tutt’i popoli contro i tuoi persecutori. Tu sei morto; ma l’urna, dove riposa la tua cenere sacra, sará bagnata di lagrime finché vi sará ombra di libertá in mezzo alle associazioni umane; il tuo nome viverá fino a quando non si vedranno annichilite la virtú, la giustizia e la veritá.

Gli stessi tesori, cittadino ministro, frutto delle rapine e de’ sacrilegi, servirono... Ma quali dure veritá mi si vogliono strappare di bocca?... Grazie siano rese al nostro concittadino, il gran Bonaparte, che, come una cometa, ricomparendo sull’orizzonte politico dell’Europa, ha fatto scomparire i mercanti de’ popoli, ha chiuse le porte della venalitá, ha ristaurato l’onore francese; e, menando l’aurora, la quale promette i giorni della felicitá nazionale, il godimento dell’indipendenza, sull’eliseo delle arti e delle scienze, combatte l’idra della coalizione, e strappa dalle sue fauci i pezzi della bella e disgraziata Italia; di quella Italia, il di cui nome risveglia l’idea di trenta secoli, per rannodare di nuovo il filo della sua libertá, e darle quell’unione e quell’ascendente, che un tempo fece impallidire il mondo.