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Rammentino che la popolazione del regno di Napoli vien formata da cinque milioni di persone, che tutte han dritto alla felicitá, e che una rivoluzione, la quale non produca la felicitá del maggior numero, non è che il trionfo momentaneo dí una fazione, che finalmente cade vittima della sua ingiustizia. Tolga il cielo dagli animi de’ nostri repubblicani quello spirito di odio e vendetta, che solo siede bene negli animi de’ re, e, piú della vendetta, tolga quello spirito di separazione ed insulto, che, senza distruggere l’inimico, l’offende e che, senza far perire la nazione, la lacera con eterna guerra. Ma sopratutto rammentino che non mai libertá vi fu senza indipendenza, che non mai indipendenza si ebbe senza forza, e che invano si fonda repubblica in una nazione, la quale abbia continuo bisogno degli aiuti e della protezione di un’altra. Potranno talora le altre nazioni infrangere i lacci nostri; ma, resa che ci abbiano una volta la libertá, noi soli possiamo e dobbiamo conservarla; e, coll’eterna gratitudine verso i nostri liberatori, mostrar dobbiamo ancora che noi siam degni di essere gli eterni loro amici.