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che questa si avrebbe potuto far sorgere in pochissimo tempo; avea in grandissima stima i nostri marinari. Egli morí vittima dell’antica gelosia di Thurn e della viltá di Nelson... Quando gli fu annunziata la morte, egli passeggiava sul cassero, ragionando della costruzione di un legno inglese che era dirimpetto, e proseguí tranquillamente il suo ragionamento. Intanto un marinaro avea avuto l’ordine di preparargli il capestro: la pietá glielo impediva... Egli piangeva sulla sorte di quel generale, sotto i di cui ordini aveva tante volte militato. — Sbrigati — gli disse Caracciolo: — è ben grazioso che, mentre io debbo morire, tu debbi piangere. — Si vide Caracciolo sospeso come un infame all’antenna della fregata «Minerva»; il suo cadavere fu gittato in mare. Il re era ad Ischia, e venne nel giorno susseguente, stabilendo la sua dimora nel vascello dell’ammiraglio Nelson.

Dopo due giorni il cadavere di Caracciolo apparve sotto il vascello, sotto gli occhi del re... Fu raccolto dai marinari, che tanto l’amavano, e gli furono resi gli ultimi offici nella chiesa di Santa Lucia, che era prossima alla sua abitazione; offici tanto piú pomposi quantoché, senza fasto veruno e quasi a dispetto di chi allora poteva tutto, furono accompagnati dalle lagrime sincere di tutt’i poveri abitanti di quel quartiere, che lo riguardavano come il loro amico ed il loro padre.

Simile a Caracciolo era Ettore Carafa. Quest’eroe, unitamente al suo bravo aiutante Ginevra, sostenne Pescara anche dopo le capitolazioni di Capua, Gaeta e Sant’Elmo. Caduto nelle mani di Speziale, mostrògli qual fosse il suo coraggio, ed andò a morte con intrepidezza e disinvoltura.

Cirillo Domenico. Era uno de’ primi tra i medici di una cittá ove la medicina era benissimo intesa e coltivata; ma la medicina formava la minor parte delle sue cognizioni, e le sue cognizioni formavano la minor parte del suo merito. Chi può lodare abbastanza la sua morale? Dotato di molti beni di fortuna, con un nome superiore all’invidia, amico della tranquillitá e della pace, senza veruna ambizione, Cirillo è uno di quei pochi, pochi sempre, pochi in ogni luogo, che in mezzo ad una rivoluzione non amano che il bene pubblico. Non è questo il piú sublime