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XXXI

ORGANIZZAZIONE DELLE PROVINCE


Forse il miglior metodo per organizzare le province era quello di far uso delle autoritá costituite che giá vi erano. Tutte le province aveano di giá riconosciuto il nuovo governo: le antiche autoritá o conveniva distruggerle tutte, o tutte conservarle. Non so quale di questi due mezzi sarebbe stato il migliore: so che non si seguí né l’uno né l’altro, ed i consigli mezzani non tolsero i nemici né accrebbero gli amici.

Con un proclama del nuovo governo si ordinò a tutte le antiche autoritá costituite delle province che rimanessero in attivitá fino a nuova disposizione. Intanto s’inviarono da per tutto dei «democratizzatori», i quali urtavano ad ogni momento la giurisdizione delle autoritá antiche; e, siccome queste erano ancora in attivitá, rivolsero tutto il loro potere a contrariar le operazioni dei democratizzatori novelli. In tal modo si permise loro di conservar il potere, per rivolgerlo contro la repubblica, quando ne fossero disgustati; e s’inviarono i democratizzatori, perché avessero un’occasione di disgustarsi.

Quale strana idea era quella dei democratizzatori? Io non ho mai compreso il significato di questa parola. S’intendea forse parlar di coloro che andavano ad organizzar un governo in una provincia? Ma di questi non ve ne abbisognava al certo uno per terra. S’intendeva di colui che andava, per cosí dire, ad organizzare i popoli e rendere gli animi repubblicani? Ma questa operazione né si potea sperare in breve tempo né richiedeva un commissario del governo. Le buone leggi, i vantaggi sensibili che un nuovo governo giusto ed umano procura ai popoli, le parole di pochi e saggi cittadini, che, vivendo senz’ambizione nel seno delle loro famiglie, rendonsi per le loro virtú degni dell’amore e della confidenza dei loro simili, avrebbero fatto quello che il governo da sé né dovea tentare né potea sperare.