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accusatori. Raccoglierò in un solo libro tutte le massime sparse qua e lá negli scritti miei, e, disposte in serie convenienti, le pubblicherò sotto altro nome. Se il cielo mi dará ancora tanto di vita (il cielo non Tesaudi : egli mori quattro mesi dopo il giorno in cui mi faceva questo ragionamento) quanto basti a pubblicar tale opera, tu la vedrai applaudita, e nel tempo istesso il mio nome continuerá ad essere in esecrazione. — [Quello che volea far Macchiavelli è stato fatto qualche secolo dopo. Il consigliere Bianconi raccolse le massime di Macchiavelli, e le pubblicò in Roma col titolo di Mente dell’uomo di Stato.

L’opera fu ricevuta con applauso, né fu denunziata alla congregazione dell’Indice. Nessuno si ricordò che erano gli stessi pensieri e le stesse parole che si eran condannate in Macchiavelli: prova irrefragabile dell’attenzione colla quale lo avean letto i suoi censori! Se ne fece una seconda edizione, ed in questa s’incominciò a svelare l’arcano: l’editore disse esser un’opera postuma del Segretario fiorentino. Alla terza edizione il libro fu proibito. Riprendiamo adesso il filo del ragionamento. È Macchiavelli che continua a parlare.] — Tutto il mio torto vien dall’aver amata la patria. Se io mi fossi contentato di esporre le mie veritá, senza applicarle ai fatti de’ miei contemporanei, non avrei destato né odio né sospetti. Ciascuno mi avrebbe letto come si leggon le favole di Esopo, ed avrebbe detto tra se stesso: — Egli ha ragione; ma non parla di me. — Avrei fatto cosí un libro molto ammirato e poco utile. Ho tentato renderlo piú utile ancora, applicando i principi ai fatti; e le mie veritá son diventate rimproveri.

Che ho detto io? Ho visti i costumi e gli ordini de’ miei tempi e li ho descritti. Ho detto ai principi: — Che fate? Voi non sapete esser né buoni né tristi; voi finirete con Tesser nulla, voi vi perderete. — Paolo Baglioni, dopo aver tiranneggiata coi modi piú aspri Perugia, dopo aver calpestate tutte le leggi divine ed umane, si mette paura di Giulio secondo, che si avanza vestito degli abiti pontificali, e gli abbandona vilmente la sua cittá. Ho avuto torto a dire che Baglioni era un imbecille? Ho detto: — Se non avete religione, mostrate almeno di averne; siate