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VII

LA CAMPAGNA DEL 1805

E IL REGNO DI NAPOLI

Frammento inedito DEL «SAGGIO STORICO SULLA RIVOLUZIONE NAPOLETANA» (1806) Tale era lo stato dell’Europa, quando finalmente al gabinetto britannico riuscí di suscitar una nuova lega continentale, della quale, sebbene non vi fosse nominata, non ultima parte, e certamente principal promotrice, era la corte di Napoli. E giá si vedeva chiaramente nella condotta di quella corte un’audacia insolita, ma quale suole esser immancabile e tradir sempre i vili, i quali tanto piú sono audaci nelle speranze quanto piú sono timidi ne’ timori. Si gravavano di nuove imposizioni gli assenti, perché si credevano nemici del partito francese, mentre che nell’assenza non cercavano altro che la quiete e la pace. Le imposizioni generali, che s’imponevano a tutto il popolo, non potendosene schivare l’odiositá, si dicevano d’imporsi perché le rendeva indispensabile la dimora delle truppe francesi nel Regno. Si spinse la picciolezza fino al segno d’insultare coloro i quali scrivevano qualche cosa che fosse favorevole ai francesi. Acton era stato in apparenza relegato in Sicilia, ma dalla Sicilia era piú onnipotente di prima. Damas non avrebbe dovuto servire, ma anche era dalla Sicilia l’anima e l’istrumento principale di ogni operazione militare. Né è fuori di ogni probabilitá che i gesuiti fossero stati richiamati nel Regno, come istrumenti efficacissimi nella nuova guerra che si meditava, e potentissimi presso la corte di Russia.