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studiosi italiani che durante il Settecento attinsero al Vico, e che non furon di certo soltanto il Filangieri, il Pagano e il Cesarotti. Pag. 3*3» r. 3 1 sgg. — Eppure tra i mss. del Vico, che allora serbava a Napoli il figlio di lui Gennaro (1715-1806), e i sparsi avanzi dei quali si custodiscono oggi amorosamente dai marchesi De Rosa di Villarosa, c’era forse ancora un rifacimento dell’ v 4 utobiografia , che Gennaro appunto prestò a c un uomo d’alto affare», che non lo restituí piú; e c’era di certo, perchè esiste tuttora, un’Aggiunta all’Autobiografia, aggiornata fino al 1730. Cfr. Autobiografia, ed. cit., Nota bibliografica.

Pag- 3 r 3» r - ult. - pag. 314, r. 25. — Il Cuoco raccoglie una leggenda molto diffusa tra i patrioti napoletani del 1799, ma di cui non c’è un particolare solo che non sia falso. Il vero, invece, è che, dopo aver pubblicato con la debita approvazione ecclesiastica il Diritto universale, il Vico rielaborò la materia ivi contenuta in altra amplissima opera oggi perduta, ossia in quella che, giusta le scarne notizie che l’autore ne dá nell’ A utobiografia e in qualche lettera, si suol designare col nome di Scienza nuova in forma negativa. Il libro, scritto durante il 1723 (proprio nell’anno della pubblicazione e proibizione éélVIstoria civile del Giannone), era stato giá rivisto privatamente dal canonico Nicola Torno (un fiero avversario del medesimo Giannone) e trovato conforme alle dottrine della Chiesa cattolica; giá la censura ecclesiastica napoletana lo aveva approvato ufficialmente; giá, circa la metá del 1725, il Vico era per inviare il ms. in tipografia: allorché il Cardinal Lorenzo Corsini (poi papa Clemente decimosecondo), che in un primo momento aveva fatto sperare all’autore il rimborso delle spese di stampa, gli scrisse (luglio 1725) di non potergli render piú siffatto servigio. Per questo solo motivo il Vico fu costretto «dalla sua povertá» a restringere il lavoro in un libretto di dodici fogli di stampa, che, vendendo un anello, stampò a proprie spese (ottobre 1725Xpresso il Mosca di Napoli, e che fu la prima Scienza nuova. La quale, poi, non porta punto «in fronte l’apparenza d’un mistero». È invece la seconda Scienza nuova( 1730) che reca innanzi al frontispizio una «dipintura» allegorica, della quale, per altro, segue nel testo una «spiegazione» estesissima.

Pag- 3 i 4 > r. 26 sgg. — Come, piú sopra, il Cuoco ha chiamata «prima edizione» della Scienza nuova quella che invece era la seconda, cosí è molto probabile che qui chiami «seconda» la prima. Il testo del 1725 è, infatti, alquanto piú chiaro dell’altro del 1730; ma, a dir vero, soltanto perché nel primo il pensiero del Vico è molto men profondo. — Circa la mancata edizione veneziana della Scienza nuova e che, in ogni caso non sarebbe stata «terza», ma seconda, è da ricordare che a Venezia, per iniziativa del conte Gian Artico di Porcfa, del padre Carlo Lodoli e di Antonio Conti, s’era cominciato a ristampare (1728-9) la prima Scienza nuova, per la qual ristampa il Vico aveva anche inviato un grosso volume di Annotazioni’, ma che, essendo poi il tipografo veneziano (non