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DALLA «STATISTICA DELLA REPUBBLICA ITALIANA» 293 me, nulla, perché non si tratta se non di far fare con eleganza quelle cose stesse che, a spesa eguale, dovressimo far fare non eleganti ; ed io credo che il gusto di una nazione non si debba giá conoscere dai suoi musei, dalle sue gallerie, dove un accidente fortunato ha potuto riunire i capi d’opera di molti luoghi e di molti secoli, ma bensi dalle case dei privati, dalle piccole occasioni della vita. Un principe avrá una cappella: io vi entro e vi ascolto una musica dozzinale; allora non domando neanche quanto costi: costi pur poco quanto si voglia, si spende sempre molto quando si spende male. Ma, se io vi odo lo Stabat di Pergolese, la Creazione di Haydn, la Messa di requie di Mozart o di Durante, io dirò: — Ecco un principe che ha gusto e che avvezza il suo popolo al gusto. — Se io lo veggo invitare altri a produrre simili capi d’opera, io dirò: — Ecco un principe che protegge il gusto! — E pure questo principe in tutti e tre i casi spenderá sempre lo stesso.

Io finisco di parlar di questo gusto con una riflessione che credo importante in un’opera, come questa, destinata ad indicare i rapporti delle cose. II gusto delle belle arti indica uno sviluppo rapido, quasi direi un’attivissima vegetazione nella nazione. A far produrre dalle belle arti molte opere, fa mestieri aver molto gusto e molti denari. Il gusto suppone un’educazione raffinata, e questa, dai tempi di Aristotele fínoggi, non si trova per l’ordinario né nei minimi né nei massimi di una nazione. Per l’ordinario i meglio educati son quelli del ceto di mezzo. Questi, se fanno una rapida fortuna, portano in mezzo alle nuove ricchezze i principi dell’antica educazione, e le spendono in quegli oggetti che han formata l’occupazione ed il diletto della prima loro etá. Ma è necessario che o la costituzione politica di uno Stato o il rapido progresso della sua industria o il progresso delle sue armi rendan facile questo passaggio a condizione migliore: quando avvien per forza di armi, suol esser modo. Nel secolo di Leon decimo non fecero che il primo passo: ora noi siamo al secondo. Le arti del disegno diriggono giá tutt’i piccoli oggetti c si occupano molto deU’elegantc e del comodo; ma la cura ed il genio del bello non è piú quale era ai tempi di Leone. I soli greci han riunito l’uno e l’altro, perché le belle arti hanno avuto tra essi quasi due secoli di vita.