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DALLA «STATISTICA DELLA REPUBBLICA ITALIANA» 283 oltre il cambio delle cose, incominciò il cambio delle opere: colui il quale vende una cosa, al paragon di colui che vende l’opera, ha sempre bisogno di una cosa di meno.

Ma la moneta, la quale non era e non è che un semplice segno della proprietá e della ricchezza, fu confusa colla ricchezza e colla proprietá: errore funesto che ha cagionati tanti danni a tante nazioni. I*a moneta non deve tener che l’ultimo luogo nella serie delle idee economiche. Appena che vi è societá, prima che vi sia moneta, vi è una circolazione di proprietá e di ricchezza, senza di cui non vi sarebbe industria. Io lo ripeto: la societá non potrebbe sussistere se non vi fusse uno stato tale in cui tutti possono e dare e ricevere. Ma, per dare, è necessario un capitale egualmente che un’opera, ed al contrario i capitali incomincian sempre dal ragunarsi in poche mani, né si diffondono mai equabilmente in tutte. Sia che si parli della terra, essa, nell’origine di tutte le societá, è stata sempre occupata da pochi; sia che si parli di prodotti di opera, è inevitabile che un’arte sia nata prima delle altre, che prima delle altre siesi professata, ecc. ecc., e che in conseguenza il primo superfluo sia stato in mano di pochi. Se da questi non è circolato per le altre, la societá si è ammiserita o distrutta. Questa circolazione di proprietá e di ricchezza è, dunque, la prima base di ogni considerazione statistica, e disgraziatamente è quella che è stata la piú trascurata.

La circolazione della moneta non è che la stessa circolazione della ricchezza, fatta non colla ricchezza medesima, ma col di lei segno, ed il credito, sia pubblico sia privato, si può chiamar «circolazione della moneta fatta coi segni che la rappresentano». Gli uomini, dopo aver stabilito un segno per la ricchezza, hanno stabilito un segno del segno, e cosí realmente, se non han moltiplicata la ricchezza in quanto sia cosa giá prodotta, l’hanno moltiplicata come capitale e mezzo per produrne, ed hanno estremamente facilitata l’industria. Dopo essersi fatta circolar la ricchezza de’ privati, si è fatta circolar anche la ricchezza di uno Stato; si è posta in circolazione non solo la ricchezza che si avea ma anche quella che si poteva