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giusto, che son quelle le quali, o presto o tardi, muovon gli uomini ad agire e dirigono tutte le loro azioni. Gli errori in queste idee sono sempre funesti. Di questa veritá, che l’esperienza di tutt’i popoli e di tutt’i secoli conferma, ne convengono egualmente e coloro che amano gli studi della legislazione e della politica, e coloro che li temono, li odiano e vorrebbero distruggerli. Ma questi ultimi cadono in un altro errore. Posson essi distruggere il senso del bene e del male? la misura del giusto e dell’ingiusto? Ecco in sostanza che è la politica e la legislazione. Gli uomini l’avranno sempre, come avranno sempre aritmetica e religione: se non gliela date, se la formano; se la trascurate, non perciò la distruggete: vi sará, e sará cattiva, quale è avvenuto in tutt’i secoli ne’ quali è stata trascurata: secoli ferocissimi e fecondissimi di vicende politiche e di sciagure universali. Dategliela dunque... onde sia qual voi la bramate; promovetene 10 studio, onde divenga piú certa, piú ragionevole, piú umana e meno disputatrice. Non vi sono sètte in matematica. Dategliela nazionale, onde sia piú costante e si tolga anche quella cagione di cangiamenti che suol esservi nelle nazioni, le quali, perduta una volta ogni cognizione e stima delle cose proprie, mettono tutta la loro gloria in imitar le mode e le opinioni dello straniero >.

LXXXVII. — Gli «Economici» di Senofonte (n. 13, 30 gennaio).

«Desidererei che quest’opera fosse ben tradotta in italiano e che fosse una delle prime a mettersi in mano de’ giovinetti e delle giovinette. Noi andiam per essi in cerca di libri facili, e spesso ci avviene di metter nelle loro mani de’libri inutili. Gli ottimi tra i libri possono dfvenir inutili se insegnano ciò che non ci serve. Gran parte della vita, diceva Seneca, si consuma in far male; una maggiore in non far nulla; la massima in far tutl’altro di quello che dobbiamo fare. E della nostra ordinaria educazione gran parte si perde in non imparare; maggiore in imparar errori ; la massima in imparar tutto ciò che non c’importa sapere. Ma chi, tra quanti uomini e donne nascono al mondo, non è destinato ad esser padre o madre di famiglia? Questa è la sola scienza la quale non sia inutile ad alcuno». Sennonché «noi moderni abbiamo riunita l’idea di gloria alle sole grandi scienze di dar leggi ai popoli, di combattere e disfare eserciti, di scoprire i piú sublimi segreti della natura». Peggio: «abbiamo reputati gloriosi anche coloro i quali, a forza d’intrighi e di viltá, son giunti ad occupare un posto tra i corteggiani o ad accumular qualche poco di piú di un metallo piú lucido e piú pesante degli altri». Invece colui che non è se non buon padre di famiglia «appena ci degniamo di chiamarlo • uomo virtuoso ’; ma lo chiamiamo tale col labbro: il cuore non lo crede... 11 titolo di ‘ uomo virtuoso ’ è divenuto per noi sinonimo di 1 galantuomo ’: diciamo di un grande * che è un signore ’; di un poeta, di un artista,

  • che è un genio ’. Se parliamo di un uomo di cui né possiamo dir male