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LXX. — La Merope , opera seria posta sulle scene del Teatro Carcano la sera del sei corrente (n. 121, 8 ottobre).

c Gl’italiani debbonsi una volta per sempre persuadere che la perfezione di un’arte non si conserva per via di pratica; che, in ogni soggetto, in ogni genere che un’arte imprende a trattare, il bello è sempre uno, perchè uno è il vero e, ottenuto una volta questo bello, il volersi trattener sempre sullo stesso soggetto è lo stesso che voler cadere nel falso, nel manierato, nel corrotto; che conservar la perfezione di un’arte non consiste in altro che in proporle continuamente nuovi generi di bello; che questi generi non mancano nel teatro musicale, ma che a ritrovarli non basta sapere far versi, ma ci bisogna un poco di filosofía e molta cognizione di musica, come l’avean, per esempio, Euripide e Metastasio, diversi un poco in questo dal maggior numero de’ poeti che compongono oggi per i nostri teatri >.

LXXI. — Versi di Giovan Battista Giusti, Bologna, Masi. 1804 (n. 125, 17 ottobre).

«I versi sono preceduti da una bella prefazione, rara nel suo genere; prefazione ai versi di un poeta vivente, nella quale si parla di sé senza vanitá, de’ rivali senza invidia, de’ censori senza rabbia e villania, di tutti con giustizia, con buon senso, con moderazione. Una tal prefazione, nella presente corruzione, vai piú di una bell’ode. I versi hanno molto merito. Talora si desidererebbe meno ragione e piú calore. Ma lo stesso autore non nega aver voluto dare ad ogni ode il suo perchè, e questo, a creder nostro, l’ha ottenuto».

  • LXXII. — Spettacoli (n. 127, 22 ottobre).

Per quali motivi nel ballo Eleazar despota della Sen>ia sia fuori luogo l’uso della testuggine militare.

  • LXXIII. — Due parole all’autor di un articolo di «Teatri»

sull’uso della testuggine militare presso gli antichi (n. 130, 29 ot-

tobre) .

Risposta a un critico dell’articolo precedente.

LXXIV. — Utilitá pubblica (ivi).

Quanto l’esempio del seminario di Blaaguard in Danimarca, ossia di quella sorta di scuola normale, ove s’istruiscono i giovani destinati a esser maestri nei villaggi, meriterebbe d’essere imitato in tutta Europa 1 «Il popolo deve esser istruito, ma non deve esser dotto: ad ottener ambedue questi fini, uon v’è altro mezzo piú efficace che dargli de’ maestri egualmente