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per essere abbandonata senza maggiore esame. Che abbiamo noi fatto finora per dimostrarla o confutarla? Pochi argomenti metafisici, i quali si possono ridurre a questo solo, cioè che tutto quello, che avviene nell’universo è effetto di una sola forza e di una mente unica; che questa mente non può volere il male, e che questa forza non può tendere alla sua stessa distruzione; e distruzione è il consumo della forza che non produce alcun effetto. Argomento sublime e vero, ma insufficiente. Il maggior numero degli uomini erra perché non osserva se non gl’individui; il restante, perché appena estende il suo sguardo fino ai confini del secolo nel quale vive e dell’angolo di terra al quale è attaccato per vegetare. E che sono gl’individui al paragon dell’intero genere umano, ed i secoli paragonati all’infinita durata della natura? La nostra mente è piena dell’idea della giustizia umana, dice lo stesso Plutarco nel suo trattato Della tarda vendetta degl’iddíi, la pena segue sempre il delitto, purché il delinquente non isfugga al nostro braccio. Ma chi può sfuggire ai disegni dell’Eterno? Quindi è che la sua giustiziasi misura con altre dimensioni, e, anche quando tollera o non punisce il male dell’individuo, è sempre perché tutto dirige alla perfezione della specie intera. Io amerei che si scrivesse una storia del genere umano collo scopo di dimostrare questa progressiva sua perfettibilitá. Non ho ancor letta quella scritta da Herder. Un’idea simile ebbe sant’Agostino nella prima parte della sua Cittá di Dio. Egli volle dimostrare un accordo, piú costante di quello che per l’ordinario si crede, tra la felicitá e la virtú de’ popoli, e, diverso dal mio Plutarco nel giudicar delle azioni umane, trasse i suoi, esempi da Roma. Questa idea era una di quelle che il cristianesimo nascente avea tratte da Platone. Ma Platone avea detto che la cittá di Dio era tutto l’universo, e sant’Agostino distinse troppo le due cittá, distinse troppo le virtú umane dalle divine, e Platone avea detto che tutte le virtú erano egualmente divine. Il piú sublime modello della storia, disposto in modo da servir di prova delle leggi di quell’ordine universale