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cosí, per evitare la dura necessitá di dover chiudere tre quarti degli uomini e quattro quinti delle femmine tra’ mattarelli, si è stabilito, per antica convenzione, di non dare il nome di «matti» se non a coloro i quali si rendono illustri per qualche sragionamento continuo e classico. Ma come fare? I sintomi della malattia sono divenuti tanto forti che gli stessi amici non l’hanno piú potuto difendere.

Otto giorni sono, eravamo ragunati in una sala di bigliardo e ragionavamo della carestia che affligge quasi tutta la Germania. Ecco Kotzebue.

— Allegramente! — egli grida entrando: — la fame è cessata o cesserá ben presto. Allegramente! — Ma come?

— Sí, signori: la fame cesserá. Il cielo ci ha provveduto, ed in alcune cittá è giá incominciata una pioggia di saporiti piselli. Vedete che tra piselli e formento la differenza è picciola: gli uni posson tenere luogo dell’altro. — Tutto bene! Ma... dov’è mai questa pioggia di piselli?

— In Landshut, in Landshut. Il giorno 8 luglio il cielo si coperse di nuvole nere nere, che poscia creparono con grandissimo fracasso. Il rumore, che si udiva pei tetti, indicava una violenta gragnuola. Poco di poi il cielo si rasserenò, comparve il sole. Ma qual fu la meraviglia quando si vide che la gragnuola caduta non si liquefaceva ! Si corre a raccoglierne; si vede che ha l’apparenza de’ piselli: si mette a bollire, si cuoce, infine si mangia... Ed erano piselli squisitissimi. — Nacquero molte obbiezioni contro questo fatto. Kotzebue fu ostinato. — Il fatto è vero — diceva egli, — è verissimo. Voi siete tanti increduli scostumati, ed io inserirò la notizia nel mio giornale il Freymflthige. — E difatti ve la ha inserita colle stesse parole. E da allora in poi si è detto da tutti concordemente che Kotzebue era malato. Come giustificare un uomo il quale crede che il giorno 8 luglio, a Landshut, sia caduta un pioggia di piselli?