Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/157

il bene ed evitare il male che per quei soli mezzi da lor calcolati ne’ propri sistemi. Non veggono che una sola forma di governo la quale sia ottima, e spesso questa forma non si adatta se non ai costumi ed alle circostanze di cinquantamila persone; quasicché fosse credibile che la natura abbia condannati a perpetua infelicitá mille altri milioni di uomini, i quali vivono in altre circostanze e con altri costumi.

Siamo sinceri: questo è stato l’errore che ha turbata la mente di gran parte degli abitatori dell’Europa presente. Questo istesso errore produsse l’infelicitá de’ longobardi. 11 loro esperimento durò dieci anni, dieci anni di disordine, di confusione, di anarchia; finché, stanchi di un esperimento si duro, ritornarono alla monarchia costituzionale, unico governo il quale convenga ad un popolo numeroso, ad un popolo che si trova in mezzo ad altri popoli potenti, che ha grandi interessi a calcolare, grandi rovesci e grandi felicitá a temere; che, non potendo piú conservare l’antica semplicitá ed avendo egualmente cari i suoi vizi e le industrie sue, deve supplire colla forza all’imperio indebolito dei costumi, colla concentrazione del potere alla moltiplicitá ed alla lontananza degli affari e de’ luoghi, e col decoro della rappresentanza alla pubblica opinione, che piú non esiste, e che non può esistere se non dove gli uomini, ristretti in picciolo spazio, quasi si toccano e si conoscono l’un l’altro a vicenda. Questo governo è il solo il quale possa riunire la libertá all’industria, al commercio, all’impero. Tale era il governo di Sparta; tale avrebbe dovuto esser quello di Roma, se Roma, divenuta padrona della terra, avesse voluto reggere con imperio giusto i popoli vinti; tale è il governo di quella nazione moderna che prima della rivoluzione francese si proponeva alle altre come esempio; tale finalmente era il governo che si desiderava nell’ istessa Francia, prima che si trattasse Raynal da rimbambito e si negasse l’onore del Pantheon a Montesquieu, mentre si era conceduto a Marat.

Autari fu l’uomo al quale l’Italia dovette allora la fine dell’anarchia; Autari, il quale si elevò al trono pel suo valor militare e per la sua prudenza politica. Ma noi lo ripetiamo: