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XIII

LA RIGENERAZIONE DELLE SCIENZE

(a proposito di un libro dell’abate Cestari) L’autore avea giá pubblicato da molti mesi il suo Primo tentativo. La quistione fondamentale di tutta l’opera è la seguente: le scienze sono esse giunte a quel grado di perfezione, del quale noi siamo tanto superbi? D’Alembert avea giá detto che questo orgoglio poteva esser prova piuttosto d’ignoranza che di sapere. Il nostro autore ha creduto che tutto l’edificio scientifico meritasse di esser esaminato di nuovo: ne ha considerato l’ordine generale, quell’ordine la di cui perfezione indica la perfezione particolare di ciascuna parte; e crede avervi trovato molto vuoto, molte parti inesatte, molte inutili, non poche macchiate ancora della barbarie scolastica, contro la quale il nostro secolo tanto declama. A taluni il Primo tentativo è sembrato troppo audace, perché contraddiceva la dottrina ricevuta da tutti e sostenuta da grandi nomi, specialmente da Alembert, Diderot e Bacone. I nomi non sono ragioni. Il piú illustre nome della terra può aver torto. Quando Telesio, Bacone, Cartesio si mossero contro Aristotile, la di lui dottrina era ricevuta da tutti e sostenuta dal nome piú colossale che si conosca. Ed anche allora moltissimi dissero de’ novatori che erano troppo audaci. Del resto, il nostro autore non è tanto contrario a Bacone quanto si crede. Questo Secondo tentativo lo dimostra evidentemente. Che le scienze avessero bisogno di riforma, Bacone lo avea detto al principio del decimosettimo secolo: il nostro autore lo ripete al principio del decimonono. Si crede forse che in due secoli siasi fatto tutto ciò che si poteva fare? Ebbene, vediamolo. Bacone avea proposto di farsi un censimento