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non altro erano che «raccolte di segreti», esposti al pubblico con grand’enfasi e con pochissima logica: essi producevano piú male che bene, perché inspiravano’ piú fiducia che scienza. Da qualche tempo in qua nuovi libri sono stati scritti da medici gravissimi con piú filosofia, e si leggono con minor pericolo e con piú utilitá. Vi è indubitatamente una parte della medicina che chiamar si potrebbe «domestica», e che ad ogni uomo sa rebbe utile il sapere. Pure non è interamente tolto ogni pericolo che può venir dalla lettura di tai libri ; perché essi insegnano piú i nomi delle malattie che i sintomi ; perché questi sintomi stessi una medicina piú filosofica li riconosce spesse volte per ingannevoli, essendo dimostrato che cagioni diverse di malattia producono spesso sintomi simili, e sintomi diversi nascono spesso dalla stessa cagione; perché l’applicazione de’ rimedi deve esser variata a seconda dell’etá, del temperamento, delle abitudini di vivere dell’infermo, della stagione, del clima e di che no? E spesso l’applicazione del secondo rimedio deve esser determinata, non dall’indicazione primordiale e non sempre sicura della malattia, ma dagli effetti che sul malato ha prodotto il primo. Tutte queste cognizioni, risultati di studi lunghissimi e severissimi, non si possono imparare da una medicina popolare come quella di Tissot o da una medicina domestica come quella di Buchan; ed è a temersi che gli uomini, credendosi troppo facilmente medici, o talvolta non conoscano il pericolo, che pur sará gravissimo, o, trattandolo con un metodo curativo erroneo, non abbian ragione di pentirsi per aver operato male, quando forse era meglio lasciare operare la sola forza della natura, che tende quasi sempre alla conservazione della vita. Spesso avviene anche che questi mezzomedici, tanto piú orgogliosi quanto meno istruiti e pieni la testa di quelle poche ricette che hanno apprese, disprezzino i melodi profondi e non comuni di un medico filosofo, ed acquistino quella indocilitá, dalla quale soglion dipendere, specialmente nelle malattie croniche, tre quarti delle morti. Che fare dunque? Da una parte insegnare tutta intera la medicina in un liceo è impossibile; è utile, dall’altra, che