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vando ciò che avviene entro di noi. Noi ragioniamo: dunque, quando anche non ci s’insegnasse, saremmo costretti a farci una logica da noi stessi. Un uomo, che sapesse la geometria e non si avesse formata una logica, rassomiglierebbe l’automa di Morosi, che gioca agli scacchi senza intender ciò che fa. A che serve dunque la logica? A non esser l’automa di Morosi, ad avvezzar la mente a riflettere sulle proprie operazioni, cioè ad aprirle il campo della piú vasta parte e forse piú importante delle cognizioni nostre. Alcuni han voluto dedurre i precetti della logica dalla cognizione della natura del nostro intelletto; e quindi ne han differito lo studio ad altra etá, e l’han resa conseguenza di altre cognizioni. Ma l’arte di ragionare deve avere una certezza propria ed intrinseca, che nasca dalla natura istessa del ragionamento, ed è indipendente da ogni altra scienza, perché niuna di queste esiste, né può esistere, se non vi è norma certa di ragione. Quindi pare che non abbiano, e non debbano avere, alcuna influenza sulla logica tutte le dispute, che da Platone fino a Kant, e da Kant fino a chi sa? si son fatte e si faranno sul criterio del vero. Chi ha ragionato bene, se riflette sui suoi ragionamenti, si forma una buona logica.

Ecco perché lo studio di questa scienza deve seguire quello delle matematiche. Né deve tardar di molto a seguirlo. Per qual ragione tarderemmo noi ad avvezzare i giovani a riflettere sulle operazioni del proprio intelletto?

Noi non possiamo ragionar senza parole: il piú gran numero de’ nostri errori vien dalle medesime. Conoscer dunque bene la grammatica generale è parte essenziale della logica. Quando voi avrete separato dalla logica vera tutto ciò che si trova nelle logiche ordinarie sulla natura delle nostre idee e sul criterio del vero; quando una buona grammatica avrá insegnato tutto ciò eh’è necessario sapere sulla vera forza e retto uso delle parole; la logica diventa molto semplice e breve.

Noi non abbiamo che due soli modi di scoprire la veritá: l’argomentazione e l’esperienza. La teoria dell’argomentazione