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di codesto languore mentale sono certi suoi appunti sconclusionati sulle c materie uscite dal Vesuvio» che si serbano ancora tra le sue carte (Bibl. Naz. di Napoli, busta XV. F. 98, fascicolo 31), e particolarmente questa lettera, nella quale una postilla di Michele Cuoco fa notare lo stato del povero Vincenzo. — Riorganizzate il 26 marzo 1817 le Societá economiche (Arch. di Stato di Napoli, Decreti originali , voi. 117, n. 436), tre decreti del 7 agosto, io e 18 settembre di quell’anno lo riconfermaron rispettivamente socio onorario di quella di Molise e corrispondente delle altre di Terra di Bari e di Basilicata {Decreti cit., voi. 122, n. 1378, e voi. 123, nn. 1670 e 1836). E, fin dal 18 aprile 1818, l’Accademia dei Costanti di Cosenza, i cui statuti non erano stati approvati dal re se non il 4 decembre 1817 e che non aveva cominciato a funzionare se non il 19 gennaio successivo, lo nominava, con atto quanto mai pietoso, tra i suoi soci corrispondenti (Biblioteca nazionale di Napoli, busta XV. F. 99, fascicolo 52, e cfr. Statuti dell’Accademia cosentina approvati da S. M., Cosenza, stamperia dell’Intendenza, 1818). Ma, nonché di quegli onori accademici, è probabile che il C. non s’accorgesse nemmeno dei moti del 1820-1, scbben durante quegli anni si parlasse moltissimo di lui in tutta Italia e si ristampassero a Napoli il Saggio storico (sembra, a cura del Colletta) e a Parma il Platone in Italia. Continuò bensi a vegetare per qualche altro tempo, fintanto che una lussazione al femore sinistro, causata da una caduta e degenerata in cancrena, non lo tolse di vita il 14 decembre 1823. La sua salma, sepolta il giorno dopo nell’arciconfraternita di San Giuseppe dei Nudi, fu poi, pel divieto d’inumazione delle chiese, gettata nell’ossario comune.